mercoledì 22 giugno 2016

Una nuova ipotesi sui misteriosi graffiti della Grotta dell'Addaura

Siamo in Sicilia, nel Golfo di Mondello, a pochi kilometri da Palermo. Sul Monte Pellegrino, in uno scenario mozzafiato dove la terra incontra il mare, una delle antiche grotte ivi presenti cela un insoluto mistero. 
Stiamo parlando del complesso composto dalle tre Grotte dell'Addaura all'interno delle quali si trova un graffito la cui interpretazione fa ancora discutere storici e appassionati di archeologia. 

Tramite il materiale che mi è stato fornito da Giovanni Surdi, geologo e Dottore di ricerca in paleontologia che ho avuto la grande fortuna di conoscere grazie alla mia collaborazione col gruppo di Volgo Italia, ho provato anche io a dare una mia personale interpretazione in merito ai graffiti dell'Addaura. Si tratta, ovviamente, di ipotesi basate sui miei studi da autodidatta e che, quindi, sono da leggersi come tali. Se qualcuno volesse aggiungere pensieri od obiezioni in merito, si senta liberissimo di farlo!

Secondo le ipotesi che sono state fino ad ora avvallate, pare che si tratti della rappresentazione di un rituale religioso. La presenza di figure animali, oltre che umane, potrebbe in principio far pensare ad una scena di caccia, se non fosse che, al centro del graffito, si trova una stranissima figura. Che cosa sta succedendo esattamente? L'ipotesi più accreditata vi vede due figure maschili "incaprettate", questo perchè probabilmente stanno per essere uccise a seguito di un sacrificio umano (a tal proposito sono fatte notare le eventuali corde che legano il collo e le gambe delle due figure. In questo modo avverrebbe la morte per autostrangolamento). Altri, invece, vi vedono due figure di acrobati o danzatori, forse intenti ad intrattenere gli astanti ad una festa o prima di un rituale preciso. Altri ancora vi vedono un rapporto omosessuale. E non manca chi ha ipotizzato la presenza di elementi extraterrestri. 
Ciò che, comunque, rende unico questo graffito collocabile nell'era dell'Epigravettiano (tra il 10000 e il 7000 a.C.), è la presenza di figure umane così ben rifinite, tanto che alcuni studiosi sono giunti a chiedersi se non si trattasse di un falso storico. 
E se, invece, la risposta, fosse un'altra?

Ci troviamo, come detto poc'anzi, in una zona geografica molto particolare: un territorio non totalmente pianeggiante con montagne attualmente quasi a picco sul mare. Anche qualora all'epoca la porzione di spiaggia o terra di fronte alla grotta fosse stata più o meno vasta, chi ha vissuto in queste zone avrà sicuramente avuto tutte le caratteristiche delle popolazioni legate ad un ambiente marittimo.
Considerato ciò, la popolazione si trovava ad essere, a maggior ragione, legata indissolubilmente ai quattro elementi:
- terra (ovviamente la terra circostante)
- aria (la montagna)
- acqua (il mare)
- fuoco (non soltanto dal fuoco in sé ma anche dal sole che, in un'isola, come qual'è la Sicilia, riflettendo i propri raggi sul mare circostante, ha un effetto ottico maggiore oltre che ovvie conseguenze sulla temperatura)

Questo tipo di popolazione, perciò, a differenza di altre stanziate in territori di tipo pianeggiante e/o lontane dal mare godeva di una particolare fortuna: non solo conosceva l'asprezza del territorio montano, ma aveva anche a che fare con le alture e gli animali, specie rapaci, che popolano determinati luoghi: conseguentemente ne derivavano ammirazione, stupore, emulazione, ricerca della vicinanza al cielo come territorio "magico" che solo le creature alate possono dominare. 
La creatura alata andava quindi ammirata e rispettata oltre che temuta. Occorreva cercarne le grazie, assomigliarle per comunicare meglio con lei.
E quale modo migliore del comunicarvi se non utilizzando delle maschere provviste di becco? Ecco perchè, tra le varie figure presenti nel graffito, ne troviamo alcune che indossano questo tipo di travestimento.

Per sopravvivere, la popolazione non si occupava solo della caccia, ma anche della pesca: il mare offre preziosissimo nutrimento quale pesci (dalle piccole alle grandi dimensioni), crostacei, bivalvi...
Cacciare era meno semplice: creature come ad esempio gli alci (presenti nel graffito) si arrampicavano facilmente su per le montagne, riuscendo a trovare maggior riparo in caso di pericolo. Da qui sarà certo nata la necessità di creare un rapporto con gli animali che potesse essere quasi benevolo: un addomesticamento ante-litteram? Del resto pare che si inizi a parlare di addomesticamento animale più o meno in questo periodo.
La caccia inoltre, va ricordato, veniva svolta quasi prevalentemente in gruppo.

Nel Paleolitico e nel Mesolitico (che sono il nostro periodo di interesse relativo alla datazione dei graffiti) le principali strutture della società erano il clan e la comunità (quest'ultima è il clan allargato ovvero comprendente tutti i parenti delle persone con cui ci si andava a congiungere).
Probabilmente non vi era una gran differenza tra uomini e donne a livello di importanza/potere, tuttavia, come emerso anche da ricerche svolte da Maria Gimbutas, pare che l'area europea fosse basata su una religione di tipo MATRIARCALE che, quindi, venerava una DEA MADRE (a tal proposito si ricordino i vari manufatti ritrovati in quasi tutta l'area europea e databili anche circa 15mila anni fa, raffiguranti personaggi dalle forme femminili rotondeggianti e voluminose, rappresentanti la fertilità)
La Dea, come sappiamo grazie a questi ritrovamenti, veniva adorata già durante l'era paleolitica,dal 50.000 all'8.000 avanti Cristo.

Numerosi sono i simboli all'interno di questo graffito che ci riportano al culto del divino femminile. Verranno spiegati in seguito.

Partiamo invece da quelle che è la parte "bassa" del graffito dove i protagonisti principali sono gli ANIMALI. Guardando dal basso verso l'alto notiamo alcune figure che possono essere interpretate senza troppi fraintendimenti come bovini ed equini (una potrebbe essere una pecora o comunque un ovino) 

Proseguendo abbiamo tre figure maschili (riconoscibili per il fallo o, forse, astuccio fallico), ed una femminile col ventre prominente.
Una delle figure maschili (quella più a sinistra)sta rincorrendo un bovide per cacciarlo.
Un'altra tiene qualcosa di lungo nella mano destra: a logica uno strumento di caccia, visto che sta prendendo la stessa direzione del personaggio di cui sopra. Notiamo,però, che mentre quello di cui sopra NON ha maschere addosso, questo pare proprio avere la maschera con tanto di becco che caratterizza i personaggi che incontreremo nella parte alta del graffito. E se fosse invece una specie di strumento musicale, magari costruito con lunghe canne o con rami/tronchi cavi? Ad avvalorare l'ipotesi, vi è il fatto che il volto di costui non sia rivolto verso il compagno cacciatore ed il bovino ma su quella che potrebbe essere l'impugnatura o l'imboccatura dello strumento stesso.
Una terza figura maschile (quella più a destra) porta qualcosa "alla cintura". Una sacca? E se invece fosse un tamburo? Questi prende una direzione completamente diversa, sta recandosi verso il fulcro della cerimonia. 
Vi è infine una figura femminile con un ventre enorme, quindi gravida. Di fianco a lei, un animale con le CORNA la cui forma ricorda la MEZZALUNA. Questo è, a mio avviso, uno dei punti chiave dell'intera vicenda.

Infatti con la figura femminile affiancata all'animale inizia a delinearsi un cammino a SPIRALE che, dall'esterno, si sviluppa verso l'interno, con moto ANTIORARIO.
Sappiamo che nell'arte rupestre paleolitica la spirale viene associata a immagini di falci di luna o ANIMALI le cui corna hanno la forma della FALCE di luna. 
La spirale è sinonimo di CICLO DELLA VITA  oltre che della CREAZIONE, simboleggia fecondità ma anche il LUNARE e l'ACQUATICO
La danza a spirale, che è già prerogativa di questo periodo storico, aiuta l'uomo a raggiungere uno stato di "estasi" che l'aiuta in un qualche modo ad avvicinarsi il più possibile alle divinità.(Consiglio di confrontare con http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Simboli_danzaspirale.htm )
Il senso antiorario della spirale simboleggia l'ACQUA e l'allontanamento del CALORE, quindi del sole. Presumibilmente, quindi, questo rituale è stato effettuato in autunno se non addirittura in inverno, quando le ore di luce iniziano a diminuire; poichè la spirale viene spesso accomunata al solstizio, è più facile pensare che il rituale sia avvenuto durante il solstizio autunnale o quello invernale.
Il senso centripeto solitamente tende ad essere il movimento inverso alla creazione, quindi il riassorbimento, il ritorno, in alcuni casi la morte.
TUTTAVIA essendo il CENTRO considerato il CANALE DELLA VITA, in questo caso potrebbe non essere prevista la morte degli individui al centro della scena.
Ricordiamo infatti che nella DANZA A SPIRALE il danzatore cerca di entrare in connessione con il ciclo della vita. 

Osserviamo ora le figure che si trovano lungo la spirale. 
Si tratta per lo più di figure maschili che indossano un copricapo (potrebbe non essere un copricapo rituale ma semplicemente un segno di riconoscimento del clan) e quella che con tutta probabilità è una maschera a forma di BECCO.
Poichè l'autore del graffito non ha indicato la presenza di un apparato genitale maschile in tutti i personaggi, si presuppone che alcuni siano donne, forse vi è anche una bambina/ragazzina dal momento che una delle presunte donne è stata ritratta con minore statura. 
Sulla destra, inoltre, notiamo proprio "in fila" nella spirale, una testa di alce/daino (ritroviamo l'indicazione delle corna a forma di falce).
I movimenti in cui i personaggi sono immortalati sono tipici di una danza e ne rappresentano le varie fasi. Sono movimenti che vanno quasi a toccare il suolo con le braccia per poi innalzarle verso l'alto. Una connessione, quindi, tra terra e cielo.

Le due figure centrali restano l'enigma principale del graffito. 
Partiamo da quella superiore. Una figura maschile (il fallo è ben visibile, addirittura più pronunciato rispetto a quello degli altri), anch'esso con una maschera a becco, pare essere privo del copricapo. 
Vi sono delle linee rette che paiono quasi essere un imbracatura che circonda il torso dell'uomo, viene fatta passare per la schiena e forse va a legarsi ai piedi. E', questo, ciò ha fatto pensare che si trattasse di una forma di incaprettamento che costringesse l'uomo ad essere vittima sacrificale assieme al compagno di cui sotto.
Quest'ultimo è anche esso raffigurato con un fallo pronunciato. Potrebbe essere visto con la testa rivolta verso sinistra, il copricapo, la maschera a becco, la schiena arcuata,le gambe coperte dalla figura di quello sopra di lui. E anch'egli incaprettato all'incirca come il suo "compagno"

Ma se le figure in realtà fossero TRE? Ipotesi azzardata, forse una forzatura. Eppure non per questo meno logica rispetto alle altre. 
Secondo questa mia interpretazione si tratterebbe di due uomini (in azzurro e giallo) e una donna (in verde) 
L'uomo in azzurro ha il pene che, in questo caso, tende sia verso la vagina della donna che verso l'ano dell'altro uomo, il quale è sdraiato a pancia in giù, forse dopo aver a sua volta avuto un rapporto rituale con la donna. 
La donna, rappresentata con la parte che va dal bacino alle ginocchia più lunga del normale, pare quasi una figura "sireniforme". Questa potrebbe essere non tanto una rappresentazione del vero quanto una scelta artistica atta a sottolineare il ruolo di "divinità marina" che la donna svolge all'interno del rituale.
In questo caso, le linee che io ho evidenziato in rosso equivarrebbero all'energia che già proviene dall'utero della donna (già stata fecondata da un altro) mentre quelle che ho marcato in bianco sarebbero non un imbracatura da incaprettamento bensì 
- il movimento/lo sforzo compiuto               oppure
- una specie di vestiario rituale 
Non essendo visibile per intero la terza figura non sappiamo se anche essa possieda questo capo di vestiario e quindi si trovi allo stesso "rango". Anche perchè il personaggio in azzurro pare effettivamente non essere in possesso del copricapo. (L'altro invece ha un becco più grosso e il copricapo quasi come se fosse scomposto, forse un ulteriore segno dello sforzo sessuale compiuto)

Inoltre si può pensare che il rituale fosse atto a richiedere la benevolenza del mare poichè con gli animali già esisteva un rapporto di cooperazione: si trovano tutti al di sotto del disegno, e alcuni di essi sono all'interno del cerchio come ad indicare il loro ruolo di esseri subordinati all'uomo oltre che ad avere la funzione di simboleggiare la Dea Madre. 

Alla luce di tutte queste affermazioni quel che si puo' dedurre, in sommi capi, è questo.

- Si trattava di un rito propiziatorio compiuto il giorno del solstizio di autunno o di inverno.
- Il rito si svolgeva tramite danza a spirale con movimenti dall'alto verso il basso per richiamare le forze del cielo e della terra
- La danza a spirale di per sè rappresentava il ciclo della vita e aiuta a sentirsi in comunione con la divinità
- Gli astanti indossavano maschere dal becco d'uccello per sentirsi più vicini ai rapaci e, di conseguenza, alla loro forza ed al cielo
- Il rito era probabilmente accompagnato da musica (un uomo con un tamburo e due con delle canne/flauto ?)
- Il rito era dedicato alla Dea Madre (figura della donna incinta e del cervo)
- Il rito era atto a propiziarsi anche la fertilità della pesca (spirale= acqua e vita) nel momento più buio dell'anno (e quindi con meno ore disponibili a cacciare mentre la pesca può fondamentalmente avvenire anche al buio)
- Il rito era atto a ingraziarsi la benevolenza del mare: la donna al centro ha il corpo che ricorda quello di una donna/pesce 
- Nel rito due uomini fecondavano la donna/pesce affinchè una doppia fecondazione possa essere più produttiva (più pesci nel mare)

Il fatto che il senso centripeto possa essere sinonimo di morte ci potrebbe far intuire questa donna non verrà effettivamente fecondata: potrebbe essere una bambina oppure una donna incapace di avere figli. Oppure che il nascituro verrà in seguito sacrificato al mare. O, ancora, che uno, due o tutti e tre i personaggi troveranno la morte alla fine del rituale. 
Trovo però improbabile la prima e l'ultima ipotesi dal momento che la scelta artistica dell'autore si è concentrata moltissimo sul centro della spirale, e questa quantità di particolari (compreso il tratto più marcato dell'incisione) ci fa pensare che in realtà si tenda esclusivamente alla procreazione. Del resto al principio della spirale appare una donna incinta. Quindi si giunge esattamente al punto di origine, l'atto sessuale che dovrebbe dare origine ad una nuova vita. Che, probabilmente, in un qualche modo, placherà le richieste del mare tramite sacrificio ad esso.

© Monica Taddia
Foto tratta da Wikipedia 

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